Mentre in tv e sui social spopola la domanda “E lei che belva si sente?” (cit Francesca Fagnani), oggi vorremmo puntare l’attenzione su un altro quesito: “Sei giraffa o sei sciacallo?”
No, non è l’ultimo quiz dell’estate ma l’assunto base da cui partire, se si vuole migliorare la comunicazione – e quindi il rapporto – con le altre persone.
Che sia in famiglia, in coppia, al lavoro, nei gruppi sociali in cui si è inseriti, è importante prestare attenzione al modo in cui ci approcciamo agli altri.
Così, lo psicologo Marshall Rosenberg – teorizzatore della Comunicazione Nonviolenta – ha utilizzato la metafora di questi due animali per analizzare il modo di porsi, al fine di migliorare le relazioni umane.
Scopriamo dunque insieme chi è lo sciacallo, in che modo agisce, come si rapporta all’esterno; a seguire, andiamo ad analizzare la personalità giraffa, come si muove e come è possibile arrivare a diventare simbolicamente come questo animale.
Chi è lo sciacallo? Tratti e comportamenti
Rosenberg tratteggia la personalità “sciacallo” e ce ne restituisce la simbologia scegliendo un animale che, in natura, non sa vivere in branco, preferendo la solitudine o al massimo la coppia.
Feroce, territoriale e disinteressato all’equilibrio collettivo che lo circonda, si nutre di prede ferite o morte da poco, dunque di fatto è un approfittatore.
Allo stesso modo, le persone definibili “sciacallo” secondo la CNV sono brusche, prevaricatrici, non inclini al dialogo ma anzi sempre pronte a critiche e a giudizi sferzanti.
La modalità comunicativa non è dunque volta all’ascolto e all’accoglienza ma solo al primeggiare, all’aggredire verbalmente e all’imporre visioni.
Naturalmente ci sono forme più “educate” e sottili ma che generano comunque situazioni di tensione, di rigide gerarchie, di competizione malsana, inducendo sfiducia e insoddisfazione attorno a sé (spesso anche autoinfliggendosi lo stesso trattamento, pur non essendone del tutto consapevoli).
Queste persone inevitabilmente finiscono per utilizzare una comunicazione violenta: a volte nei termini, nelle espressioni, nelle parole scelte; a volte anche con un linguaggio non verbale forte, fatto di una gestualità accentuata.
Molto più spesso, però, questa caratterizzazione è fatta di sfumature, di frasi non apertamente ostili: non sempre di atteggiamenti così esplicitamente “aggressivi”.
Tuttavia il clima generale (che sia in famiglia o in azienda) tende a non essere disteso e ciò genera pesantezza, conflittualità o mancanza di serenità nelle persone che entrano nella sfera relazionale di uno sciacallo.
Le caratteristiche della giraffa
Agli antipodi c’è la giraffa: una personalità incline all’empatia, all’ascolto e all’analisi non giudicante.
Rosenberg sceglie questo mammifero perché è dotata del cuore più grande di tutti gli altri animali presenti in natura. Avendo inoltre il collo così lungo, sa guardare molto lontano.
Questa simbologia potente ci indirizza al carattere di chi può essere interpretato come giraffa: una persona accogliente, che si esprime in modo gentile e che attiva uno scambio proficuo con gli altri, andando così ad arricchire le relazioni.
Non si lascia influenzare, cerca di cogliere l’essenzialità dei comportamenti senza esprimere giudizi affrettati o assolutistici, parla dei propri sentimenti con onestà esternando bisogni e desideri con chiarezza.
Non ha bisogno di manipolare o di imporre opinioni poiché accetta che se ne abbiano di differenti dalle proprie; sa riconoscere le esigenze altrui e cerca la strada per mediare, depotenziare e giungere ad una collaborazione proficua.
Lo scambio reciproco per avviare una buona comunicazione
Se lo sciacallo condanna, la giraffa comprende, ascolta e si mette a disposizione per risolvere il problema.
Anche una sola personalità giraffa all’interno di un gruppo in cui c’è attrito può riuscire a disinnescare e ad abbassare la tensione: una frase obiettiva ma garbata, un gesto distensivo, una proposta inclusiva per tutti diventano i fattori determinanti per avviare un dialogo e per migliorare l’ambiente.
La giraffa quindi rappresenta la forma di linguaggio ideale della Comunicazione Nonviolenta, il modo per agire con assertività in ogni ambito.
Questo è possibile attraverso i 4 step fondamentali della CNV, che riassumiamo così (e che possono essere approfonditi a partire da questo articolo):
1) Osservazione non giudicante
2) Riconoscimento dei sentimenti e conseguente espressione obiettiva
3) Presa di coscienza dei bisogni
4) Espressione delle richieste.
Attraverso questo percorso, persino il paradigma comunicativo di uno sciacallo cambia: si attivano nuove modalità di risoluzione dei problemi e si diventa tutti più consapevoli dei punti di criticità, dei bisogni personali e degli stati d’animo che potrebbero rallentare il processo di cambiamento.
Non sempre si è sciacalli e non sempre si è giraffe: spesso ci si lascia trasportare dagli eventi e delle emozioni, specie in situazioni del tutto impreviste.
Diventa quindi importante sapersi fermare a riflettere, riconoscere i sentimenti del momento, i bisogni propri e altrui e ripartire dall’ascolto e dall’assertività.
Lasciarsi guidare con una formazione mirata sulla Comunicazione Nonviolenta è utile per comprendere i meccanismi che scattano nel proprio team aziendale, potendo così indirizzarli… verso il grande cuore e il lungo collo della giraffa!